“Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato” (Salmo 51:17)
Il termine sacrificio viene mentalmente associato a sofferenza, privazione. Biblicamente, il sacrificio descrive l’immolazione di animali, che dovevano essere senza difetto. I sacrifici infatti, servivano per l’espiazione dei peccati: il sangue veniva sparso intorno all’altare, mentre l’animale doveva essere bruciato interamente. Il sacrificio esprimeva la consacrazione totale della vittima, immagine di Gesù Cristo, interamente offerto a Dio e dal quale il credente stesso deve prendere esempio, mostrando di volerLo seguire in assoluto abbandono.
Con il passare del tempo però i sacrifici erano diventati semplicemente dei rituali, senza più alcuna efficacia, tanto che Dio stesso vi pone fine. L’ultimo sacrificio ed unico accettato da Dio per sempre è stato compiuto da Gesù sulla croce; perfetto per la salvezza di chiunque ha fede nel Suo nome!
I sacrifici che oggi il Signore gradisce, hanno tutt’altra natura: l’ubbidienza, la pietà, la conoscenza di Dio, un cuore afflitto, umile, contrito: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale” (Romani 12:1). Questi i sacrifici che Dio chiede, i nostri corpi… intesi come la parte vivente attraverso cui l’essere umano si esprime su questa terra, devono manifestare la completa consacrazione al Signore, Dio eterno.