Mi chiamo Miriam, ho 20 anni e vorrei semplicemente raccontarvi di come Dio ha cambiato la mia vita.
Sono nata in una famiglia cristiana evangelica e, come tanti ragazzi, sono andata in chiesa fin da piccolina. Mi ricordo che i miei genitori mi leggevano le storie della Bibbia prima di andare a dormire ed è per questo che non riesco a dire precisamente quando Dio sia entrato nella mia vita, è come se, in un certo senso, Lui ci fosse sempre stato; sarebbe semplicemente più corretto dire che, ad un certo punto, sono stata io ad ignorare la Sua presenza.
Ho vissuto un’infanzia felice, avevo una famiglia che mi amava e che non mi ha mai fatto mancare niente, avevo degli amici con cui giocavo e mi divertivo, perciò non mi sono mai dovuta preoccupare di niente in quegli anni.
Arrivata alle medie, mi ricordo di aver vissuto un periodo diverso, particolare: sapete quando iniziate a dubitare di ogni cosa? Quando iniziate a chiedervi quale sia il senso della vita? Quando vi improvvisate filosofi, non riuscendo puntualmente a rispondere alle tante domande che vi ponete?
Ecco, diciamo che per me quel periodo iniziò in prima media, avevo solo 11 anni.
A quei dubbi, si aggiunse la voglia di far parte di un gruppo. Diciamo che instaurare un’amicizia, allora, non era proprio il mio forte e, mentre provavo a farne, sentivo di ottenere il risultato opposto.
Sono arrivata a subire bullismo ed è, forse, in quel momento che ho smesso totalmente di pensare a Dio, ho lasciato che le domande prendessero il sopravvento su quello che avevo sempre sperimentato e creduto. Non ritenevo che la mia vita fosse degna di essere notata. Non fraintendermi, sapevo ed ero certa che Dio esistesse, solo Lo consideravo lontano. Tra tutte le persone che ci sono in questo mondo, perché avrebbe dovuto proprio pensare ed occuparsi di me? E diciamo che il modo in cui si protraeva la situazione a scuola non faceva altro che confermare questa mia teoria.
La solitudine è qualcosa che tutti sperimentiamo prima o poi e non importa quanto sia stata felice la nostra infanzia, o quanto siamo felici e appagati della nostra vita attuale, arriva sempre per tutti un momento in cui ci si sente soli.
Sono sicura che chiunque legge questo articolo sa di cosa sto parlando.
Essere soli è triste, inutile girarci attorno, fa male!
Credo che possa arrivare a fare del male fisico a volte, soprattutto quando ci sforziamo di nasconderlo agli altri: è in questo modo che io ho vissuto la mia solitudine.
Trascorsi quel periodo così, senza parlare della mia situazione alla famiglia, cercando di nascondere quello che provavo a tutti. Fino a che, durante l’estate della seconda media, mi recai ad un campeggio cristiano e lì, una sera, feci una scelta: smettere di ignorarLo.
Vi confesso che non ricordo esattamente le parole del pastore, quello di cui sono certa è che, mai come in quel momento, capii che Dio era davvero presente.
Ho sempre avuto un debole per la dialettica, i bei discorsi e le frasi complicate; eppure quella sera ricordo perfettamente che bastarono tre semplici parole:
-Io sono qui.- ed erano più di una semplice frase, per me erano una promessa, una conferma, un conforto, una assicurazione, non sarei mai più stata sola!
Dio entrò nella mia vita in quell’istante e adesso, il solo pensiero di quanto persa e sconfitta fossi stata prima, mi fa stare male. Dio mi fece sentire la certezza della sua salvezza, del suo amore per me, facendomi sentire perdonata da ogni colpa, facendomi sentire accettata.
La vita non è stata sicuramente facile e in discesa da quel momento, ma la salita diventa meno faticosa quando qualcuno che ti ama ti è accanto.
Dio è questo per me: un compagno, una sicurezza, una certezza. Mi sento al sicuro perché so che cammino con Lui, sperimento la sua salvezza nella vita di ogni giorno e vi assicuro che il percorso non potrebbe essere più bello di così!