Dio Ti Ama

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Mi chiamo Antonio, sono nato a Taranto e cresciuto in una famiglia numerosa, di religione cattolica ma non praticante. La mia infanzia non è stata molto bella: mio padre beveva e i miei fratelli, senza un controllo paterno, cominciarono ad infrangere la legge, finendo in carcere varie volte. Mia madre soffriva tanto e io, che ero il più piccolo, crescevo con dei vuoti dentro di me. All’età di 13 anni cominciai a conoscere nuovi amici e ad organizzare le prime feste in casa, quindi a provare le prime sigarette, le prime sbronze, le prime canne, le pasticche, frequentando la comitiva, la piazza… Ma volevo di più, così, a 13 anni e mezzo, provai l’eroina, senza accorgermi che ero entrato in un tunnel che poi mi tenne legato per 14 anni. La mia vita cambiò: cominciai ad INDOSSARE UNA MASCHERA, infatti sembrava che fossi il figlio perfetto, quando, in realtà, non era così. Cominciai a rubare, a scippare, a rapinare, provavo di tutto pur di riuscire a ricavare i soldi necessari per le mie dosi giornaliere. Anche dopo aver assunto 9 overdosi non mi spaventai, nonostante il medico mi disse che un’altra dose mi avrebbe ucciso perché avevo il cuore troppo lesionato. Devo dire che Dio già mi mandava qualcuno, degli amici che ne erano usciti grazie a delle liberazioni, e la frase che mi dicevano era sempre la stessa: “ANTONIO, DIO TI AMA!”. Ascoltando queste parole, però, io pensavo che fossero rimasti sotto qualche droga. Dopo aver conosciuto il carcere varie volte e dopo esser stato in comunità, avevo diffida da Carabinieri e Polizia, mentre i Giudici volevano assegnarmi la sorveglianza speciale; ma, poi, arrivò il mio momento. Era Aprile dell’88, quando mi unii a degli amici per fare la stagione estiva a Cervia, pensando che, andando con loro, avrei evitato di rubare per drogarmi, sostituendo questo vizio col lavoro. Andó così tutta l’estate, fino al giorno in cui gli altri iniziarono a prepararsi per partire, mentre io sarei rimasto perché avevo un contratto anche per l’inverno. Andai a salutare mio fratello ed un mio amico, che stavano approntando le valigie per andar via: anche loro facevano uso di sostanze. Il mio amico mi disse che portava sempre con sè una BIBBIA come portafortuna. Io, che non ne avevo mai presa una in mano, l’aprii ed un verso evidenziato mi colpì, scritto in Matteo 6:6: “Ma tu, quando entri nella tua cameretta, serrane l’uscio e fa orazione al Padre che è nel segreto, e il Padre che ti vede nel segreto te ne darà la ricompensa”. Quel verso toccó all’istante la mia mente, il mio cuore e la mia anima.

Così li salutai e andai via: da quel momento, quando ero solo, quel verso mi parlava; non capivo come potesse accadere, credevo di stare impazzendo, ma, dopo 15 giorni, chiamai mia madre dalla cabina telefonica (allora non c’erano i cellulari): la chiamavo per farle sapere che ero ancora vivo. Quella telefonata mi sconvolse, infatti mia madre mi disse che mio fratello era ricoverato in gravi condizioni. Dopo aver chiuso la chiamata, ritornai nella mia camera e CADDI IN GINOCCHIO: mi rivolsi a qualcuno (al Signore) che non vedevo ma che sentivo e, proprio in quell’istante, quel verso che avevo letto nella Bibbia del mio amico, mi parlò di nuovo. Invocai il perdono di Gesù per i miei peccati e Gli chiesi di intervenire su mio fratello: sentii una mano posarsi sulla mia spalla ed un forte calore, provai una sensazione indescrivibile, come se il Signore mi dicesse di non temere perché aveva ascoltato la mia preghiera. Il giorno seguente cominciai ad avere la febbre alta, così scesi giù nella mia città, lasciai le mie cose a casa di mia madre e andai in ospedale, dove mi tennero monitorato per 3 giorni con flebo h 24: ero quasi in uno stato di pre coma. Dio aveva ascoltato la mia preghiera: avevo la malattia che aveva colpito mio fratello. Una mattina aprii gli occhi e vidi, al capezzale del letto, mia madre e mio fratello e diedi GLORIA A DIO. La sera stessa mi spostarono e mi portarono nello stesso reparto, stessa stanza e stesso letto dove era stato ricoverato mio fratello. Il giorno dopo mi fecero visita degli evangelici: passavano spesso in ospedale per lasciare ai ricoverati una parola di conforto e per fare una preghiera con loro. Quando arrivarono da me, gli raccontai la mia storia e mi dissero: “DIO TI AMA, ti ha liberato: seguiLo”.

Successivamente, peró, mi allontanai, facendo altre esperienze negative, ma quando ritornai a Dio, MI INGINOCCHIAI, chiedendoGli perdono e Lui, con il suo immenso amore, mi accolse tra le Sue braccia, mi lavò e mi perdonò. In seguito, ho avuto altri problemi nella mia vita, ma posso dire che, sin nelle situazioni più difficili, DIO è stato sempre presente e mi ha salvato tante volte da morte certa.

A TE CHE LEGGI, SAPPI CHE DIO TI AMA! EVIDENZIA ANCHE TU LA PAROLA DI DIO NEL TUO CUORE!